Riconoscimenti & motivazioni della sesta edizione del Premio Macchina Da Scrivere

2018Macchina

Il Premio Macchina da Scrivere nasce nel 2012, da una idea di Giulio Tedeschi (Toast Records, AudioCoop Piemonte e Valle d’Aosta, Wanted Primo Maggio, Attentato Alla Musica).
La selezione dei materiali e la classifica finale non viene demandata, come da abitudine, a comitati di lettura o a giurie di esperti, ma ricade esclusivamente sull’ideatore dell’iniziativa, supportato dallo staff della Toast Records.
L’obiettivo del riconoscimento, unico nel suo genere in Italia, è quello di ordinare e sottolineare ogni anno i materiali cartacei che vanno ad analizzare e celebrare (da vari punti di vista), la storia della musica popolare contemporanea affrontata in tutti i suoi possibili e svariati aspetti. Dal “commerciale” al “colto” (tenendo presenti tutte le sfumature intermedie), con particolare attenzione verso le analisi che si sforzano di affrontare l’area creativa, materia del Premio, con sensibilità sociale.
A tale scopo vengono presi in esame generi diversi (saggi, romanzi, libri fotografici, riviste, tesi di laurea ed opere inedite).
Tra gli autori premiati e segnalati nei precedenti anni ricordiamo: il professore Lello Savonardo, i musicisti Maurizio Galia, Tony Face Antonio Bacciocchi, Roberto Russo, Turi Messineo, Gabriele Finotti, Maurizio Campisi, Bruno Segalini, i giornalisti Renato Marengo, Max Stefani, Gianni della Gianni Della Cioppa, Federico Guglielmi, i critici Salvatore Coccoluto, Antonello Cresti, gli scrittori Nico Ivaldi, Bruno Panebarco, Angela Valcavi, l’architetto Giovanni Battista Mezzani, l’agitatore culturale Giovanni Spada. Inoltre, nel 2015 la classifica finale ha visto anche la presenza di un riconoscimento speciale alla marchigiana Crac Edizioni, come migliore editrice specializzata di quell’anno.

(Categoria “Biografie”) – “Delirium, il lungo viaggio” di Mauro Luce (Zona): per ricordarci che lo stimolo creativo non ha stagioni.
(Categoria “Autobiografie”) – “Ricomincio dai tre” di Michele Torpedine (Pendragon): per la precisa volontà di dare forma all’apparenza.
(Categoria “Costume”) – “Agorà Underground” di Claudio Bonomi (Crac Edizioni): per il significativo impulso nel portare alla luce una storia creativa dimenticata.
(Categoria “Fotografici”) -“Fabrizio De Andre’ Sguardi Radagi” di Guido Harari (Rizzoli): per la raffinata capacità di riassumere fotograficamente l’esistenza di un artista.
(Categoria “Enciclopedica”) – “Rock Progressivo Italiano, 1980 / 2013” di Massimo Salari (Arcana Editrice): per la lucida determinazione nel testimoniare una scheggia non banale del panorama musicale italiano.
Segnalazione speciale a “Le luci della centrale elettrica” di Vasco Brondi (La Nave di Teseo): per l’esigenza di documentare un percorso musicale “parallelo”.