OFFICINE AURORA dal sonico al pop senza crisi esistenziali

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Officine Aurora nasce a fine anni novanta, in una Torino che sembra aver dato il meglio. Subsonica, emblema musicale della città, ha raggiunto livelli di notorietà inaspettata. Intorno, una nuova generazione di musicisti scalpita. Non avrà grandi fortune, peccato.
Officine Aurora all’alba del nuovo secolo riesce a stringere un solido patto con Toast Records debuttando con “Appunti per una vita” che raccoglie critiche incoraggianti. Qualcuno, intravede vicinanze con i Marlene Kuntz, ma è una perdonabile svista.
Passano le stagioni. Molti palchi, apparizioni al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza, qualche comparsata in prestigiosi locali italiani. La proposta iniziale si arricchisce di spruzzi pop. Viene pubblicato “Carne”, album supportato da una serie di video immagini intriganti. A seguire, un singolo che recupera un bellissimo e quasi dimenticato brano dei Mattia Bazar, “Elettroshock”, che anticipa l’uscita di “In ritardo alla fine del mondo”, post-card digitale con 13 brani e un bonus cartaceo che telegraficamente ripercorre il percorso creativo della band.
Dopo un girotondo alla ricerca di luoghi creativamente stimolanti l’approdo presso gli studi Andromeda. Un lungo confronto con Max Casacci che prende a cuore il progetto producendo due singoli memorabili: “Anna in pianosequenza” e “Cobalto”. Ora scaricabili dalle consuete piattaforme digitali. In cantiere, un nuovo album, un tour, un video e molto altro ancora. Le Officine non chiudono per crisi.

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