dadaBANANA: la new-wave torinese svelata

DadaBanana

“dadaBANANA” nasce da una intuizione di Giovanni Spada, dalle parti del 2009. Lo stimolo iniziale sembra sia stato quello di raccontare i tumultuosi anni ottanta musicali torinesi attraverso le mirabolanti vicende creative ed umane di Stefano Righi, più noto come Johnson Righeira. Considerato dall’ideatore del progetto come la scintilla iniziale della wave subalpina. Non a torto, diremo noi.
Quasi subito Spada viene affiancato da un secondo soggetto. Anche lui, come il primo, figlio della periferia torinese e anche lui ex ragazzo di quel decennio. Il suo nome è Albrile, Ezio Albrile. Albrile contribuisce ad allargare gli orizzonti narrativi del progetto, aprendolo alle tante ramificazioni della scena underground dell’epoca.
La scrittura si arricchisce, poi, di ulteriori brandelli di vita vissuta ricavati da testimonianze extra. Il libro a quel punto è quasi completo. Composto da brevi capitoli che vanno a sfiorare praticamente tutti i fronti della creatività dell’epoca, non solo musicale. Ha un ritmo pop, con un filo di piccante ironia. In pratica, uno guardo a freddo, ma pieno di calore, per un’epoca seminale.
Il lavoro viene chiuso a fine 2010. Titolo: “dadaBANANA”. Sottotitolo che promette gossip: “storie e misfatti dalla torinese new-wave torinese”.
Spada lo propone al comitato di lettura dell’Einaudi. Da quelle parti il manoscritto (pardon, il file) giace per quasi un anno. Le speranze di una possibile pubblicazioni sono alimentate da ottimistiche e sotterranee “soffiate”. Ma come nelle miglior trame “gialle”, a un certo punto il tutto si risolve con “l’assassinio” metaforico del progetto che non vedrà mai la luce da quelle parti. Per oscure macchinazioni suggerisce qualcuno. Ipotesi frutto più di fantasia che di realtà.
“dadaBANANA” riposa per alcuni anni nella memoria virtuale di alcuni PC. Nel 2014 ricompare improvvisamente. Merito del Premio Macchina Da Scrivere che lo celebra come miglior inedito di quell’anno. La premiazione, informale, si consuma durante un anonimo pomeriggio, nel noto torinese Blah Blah.
Il successivo silenzio viene nuovamente rotto dall’apparizione di alcuni capitoli su un foglio torinese che naufraga in breve tempo, dopo la prematura morte dell’editore che si porta nella tomba anche la speranza di leggere il libro a puntate come un feuilleton ottocentesco.
Ma se Albrile a questo punto sembra cedere, le sorti di “dadaBANANA” si aggrappano a Spada che trova il modo di pubblicarlo on line per la curiosità di un bel numero di svagati lettori.
Scherza scherza siamo così arrivati al 2018. Per quegli strani giochi del destino “dadaBANANA” riprende il cammino. Vieni aggiornato e lucidato e nell’ottobre di quest’anno, come nuovo, complice l’amichevole contributo di AudioCoop Piemonte e Valle d’Aosta, viene messo in stampa.
Una tiratura “molto” limitata sarà diffusa ad arte nel periodo natalizio, con la piena soddisfazione di tutti i protagonisti. In copertina, una foto in bianco & nero che ritrae i Blind Alley. Facce da ottanta, direbbe qualcuno, che riassumono scavate, il lato “oscuro” di quegli anni.

Gli Autori:
Ezio ALBRILE, nato a Torino nel 1962. È uno storico delle religioni del mondo antico occupandosi in particolare delle interazioni tra mondo misterico mediterraneo e la religione dell’Iran preislamico. Su queste tematiche ha scritto una cospicua mole di saggi Si è anche occupato degli influssi orientali nell’arte altomedievale romanica.

Giovanni SPADA, nato a Torino nel 1966, voce del gruppo di cabaret dada Disforia Psichica dal 1986 al 1999; redattore del giornale satirico La Tampa fino al 2015; collaboratore della rivista di poesia Sole Vivo; ideatore e direttore del Festival del Cinema Trash; regista e sceneggiatore di cortometraggi; premiato in numerosi festival.