Luigi Gonzaga Guerrieri, il timido principe dei fonici torinesi e la Toast Records.

Luigi Gonzaga Guerrieri nasce a Torino il 16 giugno 1943 ma dovrà attendere la multicolorata “rivoluzione” beat (in salsa surf) per poter imbracciare uno strumento. Un basso gli aprirà la strada ad appena venti anni. I risultati, sorprendenti, non si fanno attendere. Riconoscimenti, concerti e vinili. Poi, qualche anno dopo, abbandona inaspettatamente la musica alla vigilia di un promettente tour negli Stati Uniti per mettere “testa a posto”, sposarsi e diventare un impiegato modello, o quasi.

La nuova incarnazione dura una manciata di anni. Gigi torna in “vita” prestissimo, a fine anni settanta. Il richiamo delle note è troppo forte. Ma questa volta come fonico. Prima in una soffitta torinese dove impianta un primo, embrionale studio. Poi, in via Borgone e all’alba dei novanta, nella sede definitiva di Via Nicola Fabrizi, sempre in quel di Torino.

Lo studio battezzato Minirec sin dai primi istanti macina musicisti e suoni, sfornando master che spesso si trasformavano in ottimi supporti fonografici.

Le attrezzature sono all’avanguardia e gli artisti che girano da quelle parti, in alcuni casi, hanno nomi di peso: Michel Petrucciani, Luciano Pavarotti, Zucchero Fornaciari, Gaber e la sua gentile consorte Ombretta Colli. Ma non mancano personaggi pop, come una frivola Alba Parietti raccomandata da Pippo Baudo alla vigilia di un Sanremo a cui non riuscirà a partecipare, o il folk impegnato dei Canto Vivo, capeggiati dall’indimenticabile Alberto Ceva, o giovani e scapigliati “guastatori” trend come i Linea 77, che varcano il Minirec poco prima del balzo internazionale con la britannica Earacle.

Toast Records sbarca al Minirec dalle parti del 1985, invitata inizialmente da Marziano Fontana, eccentrico ma geniale musicista e produttore. La collaborazione (che durerà più di venti anni) prende il via in occasione delle registrazione dell’album degli Statuto, “Vacanze”, il primo vero successo mod in Italia.

L’ambiente è quello giusto, il sorriso cavallino di Gigi desta subito simpatia e l’atteggiamento apparentemente burbero non spaventa, anzi, aumenta la qualità professionale.

Un interscambio creativo che nasce da una immediata vicinanza di intenti che consolida l’immagine dello studio anche sul versante, complesso, dell’area indipendente. Prontamente Toast Records indirizza verso il Minirec tutte le sfumature della musica indipendente e del rock alternativo che anima l’Italia: il blues dei romani Fleurs du Mal, la canzone d’autore con cadenza lombarda dei Guignol di Pier Adduce, il neo beat dei senesi Barbieri, la tardo wave dei bolognesi Temple of Venus di Piero Lonardo, lo psyco-garage dei livornesi Steve Sperguenzie e The Incredible Lysergic Ants di Luca Sperguenzie Vinciguerra, il combat folk dei lombardi Trenincorsa, il country dell’ultra piemontese Carl Lee (al secolo Carlo Musso), le follie dei Figli di Guttuso di Luca Franceschi, il new prog dei toscani Cage, il geometric sound degli Scanferlato, l’ital-rock dei messinesi Noema, il pop dei vercellesi Isola di Niente, il romantic-sound dei Malaombra di Alex Conte, il rap di Pieno Effetto, i virtuosismi del chitarrista torinese Marcello Capra e molti altri altri ancora.

Ma per Toast Records il Minirec diventa anche una seconda casa e un laboratorio per sperimentazioni creative.

Oltre alle registrazioni e ai mix, il Minirec viene utilizzato dalla label torinese come sede di post-produzioni, location per cesellare compilation (le mitiche quattro facciate di “Oracolo”, o tutti i numeri dell’audio-rivista “Punto Zero, tanto per fare un esempio). Ma anche sede di audizioni e provini discografici (veramente tanti: di giorno e specialmente durante lunghissime notti).

Nel 2010 Guerrieri si ritira lasciando un vuoto difficile da colmare nella scena musicale non prima di passare il testimone ad un brillante reduce della scena wave torinese, Max Rivolta, che continua tutt’oggi (sempre presso lo stesso indirizzo di Via Nicola Fabrizi a Torino) la “storia” del Minirec.