ANTENNA, la compilation della nuova Torino musicale, all’alba degli ’80

Correva l’anno 1982: la nuova generazione, in città, stava facendo fieramente i primi passi. La composizione della scena? Ambo sessi età media 18/20 anni. Il progetto nasce tra le pareti di un bunker seminterrato a Madonna di Campagna, allora sede della Kaos T/Shirt. Titolo: “Antenna”. Missione? Captare suoni inediti. Un telegrafico manifesto d’intenti: “Onde nuove a Torino”. La prima testimonianza “ufficiale” della rivoluzione metropolitana in atto.

La ricerca del materiale sonoro era stato condotto con passione da Ursus, con il suo socio Alberto Ezzu e monitorata da Giulio Tedeschi che aveva avuto l’idea iniziale, tanto per saziare il suo infinito appetito di musica fuori dagli schemi. Lo stesso Giulio aveva poi prodotto il lavoro ospitandolo su Meccano Records, distribuendolo a livello nazionale e promozionandolo su alcune riviste (in primis Rockerilla). L’enigmatica copertina, ispirata a Max Ernest, era stata disegnata da Vic Mizzy, altro personaggio emblematico della Torino sotterranea dell’epoca.

Pescare alcuni nomi significativi nella affollata scena underground fu una operazione relativamente facile. Gli scapigliati di diversi colori creativi erano tanti, sbriciolati sul territorio: periferia, zona Centro, persino alcuni imbucati dalla agiata collina. Le band erano decine. Non mancavano alcuni rottami degli anni settanta. Ma quelli si mantenevano alla larga o guardavano da lontano, non comprendendo. Persi tra blues e jazz rock.

Antenna invece era anagraficamente giovane. La facciata uno era aperta dai Prostitutes con ben due brani. Continuavano il percorso i Lavorare Stanca, a cui seguivano i Two Organs e i No Strani (tempo dopo No Strange). Chiudevano gli Hiroshima che a loro volta aprivano anche la seconda facciata, seguiti dai Blind Alley (si avete letto bene, proprio loro, la band di Gigi Restagno), con due cavalli di battaglia indimenticabili “I Was Dreaming” e “The Whistle March”, editi tempo dopo tra i solchi di un 45 giri edito da Shirak. Il ritmo non veniva scalfitto dai successivi Interface e da quel Luciano Serra Pilota dietro il quale si nascondeva (a fatica) un’altra stella del panorama torinese, Stefano Righi, più noto come Johnson Righeira. Chiusura alla grande con la sexy song “Copula Bolkan” dei No Strani.

Una operazione editoriale molto indipendente, in parte dimenticata. Da alcuni rimossa, ma dal peso storico indubbio. Valeva la pena provare a ricordarla. A beneficio di coloro che non erano nati, a chi c’era ma era distratto, per i sopravvissuti. Ma in particolare a chi tende a cancellare la propria storia. La nostra storia.