“Abbiamo bisogno di profanazioni” è un breve saggio intorno alla Toast Records firmato dall’antropologo torinese Ezio Albrile. Il testo che presentiamo è destinato ad aggiungersi alle varie testimonianze raccolte per “Buone Nuove Dal Suono”, il tributo pubblicato da Toast Records per i primo trenta anni di attività e attualmente in ristampa.
Giulio Tedeschi è un personaggio poliedrico: poeta, scrittore, produttore discografico, «guru» misterioso del beat italico, individualità eletta che non si rifugia in mondi paralleli e virtuali. Che sa invece abitare un tempo contratto, in grado di uscir fuori dal mondo appiattito sul presente, per vivere già ora in un tempo redento dalla presenza della noia. Senza pillole compresse. In una trasformazione che coinvolge tutto il cosmo, nell’attesa di costruire una nuova terra e un nuovo cielo. Strana unione di misticismo indù, francescanesimo e catarismo, speculari nella loro forza polemica. Non si tratta di rinunciare a vivere in questo mondo, ma viverci positivamente. È l’idea alla base della «sua» casa discografica, la Toast Records, il tramezzino musicale di metà pomeriggio.
L’indicibile è già in ciò che è detto. Anche il silenzio, come il dio sconosciuto, è un’altra espressione del linguaggio. Il mondo è una fabula, è il racconto che noi facciamo. Non è possibile dire nulla di reale a cui rinviano le parole. L’assenza, il niente, sembrano essere l’unico fondo oscuro della realtà. La filosofia di Giulio.
Né con lo Stato, né con le BR. Siamo nella Torino degli anni ’80, qualcosa di molto diverso dalla presente metropoli inurbata dai pargoli della Scuola Holden e dalla movida; in quella Torino Tedeschi crea situazioni creative, disfa e smatassa progetti multimediali, il suo antinomismo è una forma di vita liberata che ricorda gli effetti del ’68, ma va oltre.
Sul conformismo torinese e i ribelli metropolitani, lui sta dalla parte delle nuvole, non degli orologi. Il movimento delle nuvole non è quello degli orologi, le nostre scelte sono effetti di posizione, effetti statistici dettati dalle circostanze… asserti probabili, anch’essi riflessi di quella continua creazione/distruzione delle nostre illusioni. Il futuro non è aperto e dissipazione / conservazione dell’energia coesistono. Giulio è «Albero di Mele» ma anche «Bananadura», una contraddizione che è anche una nuova nascita, quotidiana.
Dalla fucina della Toast Records esce il punk, la new wave, ma anche talenti come gli Statuto o gli Afterhours e il pargolo Massimiliano (Max) Casacci, futuro genio dei Subsonica.
Abbiamo bisogno di profanazioni che restituiscano i nomi alle cose. Che disattivino i dispositivi narcotizzanti del potere di turno. Proprio per ritrovare un uso incontaminato delle cose, migliaia di giovani partirono per l’On the Road iniziatico, verso le profondità dello spirito e dell’oppio legalizzato, mentre, oggi partono solo i Foreign Fighters (e c’è una bella differenza). Tanti ricordi affastellano la mente di Giulio: Fernanda Pivano, il battesimo nel Gange di Ganesha, i Beatles ai piedi di Guru Maharishi, i viaggi di William Burroughs in Colombia alla ricerca dello yagè, la liana amazzonica da cui si ricavano decotti allucinati e in Messico del banchiere Gordon Wasson, l’amico del lisergico Albert Hofmann, il poeta Allen Ginsberg e il peruviano Castaneda, compagni di un viaggio infinito.
Ezio Albrile, Torino, Luglio 2017.
Ezio Albrile è nato a Torino nel 1962. È uno storico delle religioni del mondo antico che si è occupato in particolare delle interazioni tra mondo misterico mediterraneo e la religione dell’Iran preislamico. Su queste tematiche ha scritto una cospicua mole di saggi indagando le religiosità gnostiche, manichee ed ermetiche. Si è anche occupato degli influssi orientali nell’arte altomedievale romanica.